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LA TRADUZIONE GUSTATIVA,
genera come abbiamo già accennato cinque diverse categorie di gusto (l’acido, il dolce, il salato, l’amaro e l’umami “glutammato”).
Un gusto, per essere definito tale, deve essere nettamente distinguibile dagli altri, deve avere qualità universali e deve avere una sua unicità (fisiologico – neuronale).
Fino al 1908 si conoscevano soltanto in 4 gusti fondamentali: il DOLCE, l’AMARO, il SALATO, l’ACIDO successivamente un ricercatore giapponese “IKEDA” localizzò il quinto gusto chiamato l’UMAMI, parola che in lingua giapponese significa essenzialmente “saporito – delizioso”.
I recettori della lingua si rigenerano ogni 10 giorni circa, di conseguenza il gusto è molto resistente all’usura e all’invecchiamento.
Tuttavia si abitua e di conseguenza se assaggiamo il dolce a lungo, dopo circa mezzo minuto non lo percepiremo più il dolce:questa caratteristica si chiama “adattabilità”.
Il gusto è in grado di sorprenderci riuscendo a percepire le miscele!
Una miscela di zucchero e caffè verrà avvertita meno dolce e meno amara di una eguale concentrazione delle due sostanze prese separatamente.
Le cellule gustative si connettono con i principali nervi del gusto i quali inviano i segnali al tronco encefalico e li proietta al talamo, all’ipotalamo e al sistema limbico, generando un segnale a cui viene data una dimensione “reale”
(in pratica viene a fare parte di NOI del nostro vissuto metaforico, quindi viene plasmato, attenuato o accentuato a seconda di ricordi, emozioni passate presenti e postulate).